È lo scomodo convitato di pietra della stagione: l’overtourism. Chi non se ne è accorto girando quest’estate o anche in autunno durante un weekend o un viaggio. La sensazione di essere in troppi. “Un agente patogeno” lo definisce il presidente Franco Iseppi nell’editoriale di Touring di novembre. L’eccesso di presenze in un luogo sta incattivendo i rapporti con i locali e mettendo a rischio delicate realtà naturali e città d’arte. Bisogna adottare una prospettiva per rendere il viaggio socialmente accettabile. È vero che il turismo è un diritto per tutti ma non per troppi e non a qualsiasi costo. Ospitare senza soccombere è l’appello che lancia Iseppi.

A disegnare la Linea Maginot contro lo spopolamento delle aree interne dell’Italia ha certamente contribuito la lunga catena dei borghi Bandiera Arancione del TCI. Un arcipelago (così definito nel volume destinato agli iscritti del 2025) di 285 paesi sotto i 15 mila abitanti che sono diventati dei robusti ed efficaci presidi contro la fuga verso la pianura e le città. Ne parla Fabio Gazzola, presidente dell’Associazione Bandiere Arancioni nell’intervista concessa a Touring questo mese. I borghi BA, sostiene Gazzola, non sono solo presidi anti fuga verso le città e la pianura e tutt’altro dei borghi museo da cartolina per un selfie nel weekend ma laboratori che coinvolgono le comunità e attraggono nuovi abitanti. Ma l’obiettivo, continua Gazzola, non è fermarsi a certificare i singoli paesi ma metterli in rete mantenendo ognuno la sua identità, per moltiplicare le possibili sinergie e capacità di trattare con partner interessati al loro sviluppo complessivo. E non solo…

Sta tutto dentro una bottiglia: non solo il vino ma i filari, i paesaggi, gli uomini e le donne, viti e vitigni, ville e caselli e ovviamente cantine, enoteche etc. sapienza artigianale e ricerca scientifica, economia e cultura. Non è una cosa per dilettanti fare il vino. Lo ribadisce Mario Busso nella nuova newsletter mensile “In vino Touring”, prodotta dal Touring Club Italiano e raccontata su Touring di novembre. Newsletter che si va ad aggiungere alle tre newsletter del nuovo ecosistema Touring: “A tu per Touring” con le notizie del mondo della fondazione; “Almanacco Touring” una selezione delle rassegne d’arte ed eventi; e “Gusto Touring”, che esegue una aggiornata mappatura gastronomica d’Italia.

I bagnanti di Final Marina ubriachi di sole che al tramonto si trascinano in cerca di fresco fino alla piazzetta di Finalborgo hanno spesso la sensazione di essere finiti su un set di un film d’avventura. Giovanotti e ragazzone ricoperti dalla testa ai piedi di attrezzature hi-tech caschi, occhialoni, o appoggiati a mountain bike ipermolleggiate si raccontano le loro avventure della giornata. A poche centinaia di metri dal mare si alterna praticamente tutto l’anno una crescente colonia di free climber e di ciclisti che si avventurano su e giù per quella che ormai viene definita l’università europea dell’arrampicata libera e della discesa in bicicletta lungo ripidi sentieri appena segnati a rotta di collo. Naturalmente c’è spazio anche per gente più tranquilla, per itinerari meno scoscesi, per passeggiate in quota con spettacolari affacci panoramici sul mare ligure di Ponente fino a Varigotti e a Noli. Numerosi sono i sentieri disegnati, le gite in canoa nei laghetti che spuntano tra le falesie e le oltre 300 grotte archeologiche del finalese. Lo racconta su questo numero di Touring Franco Faggiani, uno scrittore particolarmente attratto nell’ambientare i suoi romanzi in posti di montagna.  

Numerosi gli alti spunti e suggerimenti di viaggi e weekend di novembre. 

Perché non andare a mettere il naso e magari anche la bocca nel territorio dove si produce e si lavora uno dei formaggi più famosi, saporiti (e imitati) al mondo? Il regno del parmigiano reggiano, che, che apprendiamo dal reportage, va anche oltre le due province citate, vanta una storia millenaria che nel tempo ha messo insieme competenze tecnologiche, saperi artigianali, esperienze maturate anche negli storici conventi e abbazie sparse in un ambiente agricolo e boschivo che evidentemente si è rivelato ideale per conservare il prezioso latticino.

Zurigo: ricca e frigida come la matrigna delle fiabe, città senza odore, una palafitta sui segreti del mondo, eternamente pulita, con i suoi negozi di orologi, le banche, le cioccolaterie, che non sa di pioggia nemmeno quando piove… Eppure, sostiene lo scrittore Fabio Stassi su Touring, se si gratta l’intonaco del perpetuo anonimato di questa città svizzera, un fascino potente deve emanarlo se generazioni di artisti, di politici, di fuoriusciti, di poeti, di intellettuali si sono fermati a lungo o per sempre lungo le rive del fiume Limmat che l’attraversa. Non voglio rovinare il piacere di leggere il racconto di Stassi. Mi limito a elencare solo alcuni dei personaggi zurighesi di adozione e ognuno di loro non ha bisogno di spiegazioni: Sciascia, Campana, Klaus Mann, Antonio Ligabue, Tristan Tzara, Nietzsche, Trotzkij, Zweig, Silone, Brecht, Musil , Joyce… Beh di fronte a questi nomi, la curiosità di fare un giro su quel fiume, in questa città credo potrebbe trovare nuovi stimoli… 

Tranquilli, le lunghe e profonde accoglienti spiagge bianche ci sono e in abbondanza. Incoronate da piccole calette rocciose e baie dove l’acqua è resa così brillante da certi cristalli di rame portati al mare dai torrenti. Ma questa costa della Turchia sud orientale che va da Bodrum ad Antalya di fronte a Rodi, è già abbastanza nota e ce ne siamo occupati spesso. Quello che in un reportage in questo numero di Touring vi suggeriamo è di andare anche alla scoperta dell’interno, del vicino entroterra che a ben vedere non è meno piacevole e sorprendente del mare. Tra il Mediterraneo e la catena dei Tauri, si stendono colline boscose di lecci, ginepri e pini e pianure coltivate a tappeto di pomodori. Qui è passata la storia, la grande storia delle civiltà che si sono succedute: quella dei primi abitanti, i Lici, poi seguiti dai greci di Pericle, dai Macedoni di Alessandro Magno, dai vari imperatori romani, poi dai veneziani, dai crociati diretti in Terrasanta e da ultimi dai turchi ottomani. Popolazioni che si sono combattute o hanno convissuto ma che hanno lasciato tante di quelle tracce urbanistiche, architettoniche, artistiche, archeologiche che non basta un viaggio per scoprirlo. Basti pensare che ci sono sparsi in giro nelle campagne o lungo i fiumi ben 110 teatri greci scavati nella roccia, fori romani grandi come quelli di Roma, terme, archi di trionfo, acquedotti, ninfei, necropoli. Persino tombe preistoriche finite in mare a causa dei numerosi terremoti ripetutisi nella storia. Alternando facilmente un tuffo in mare a una discesa delle rapide di un fiume in canoa o gommone, o a una visita a un museo, un teatro o alla città fantasma di Makri Levissi abbandonata un secolo fa da un giorno all’altra dalla comunità greca dopo l’arrivo al potere di Ataturk  si finisce con il trasformare  questo viaggio in una esperienza indimenticabile.

Buona lettura!

Silvestro Serra