Chi se l'aspetterebbe che per trovare una delle più grandi collezioni di statue preistoriche occorra venire fino a Làconi, nel cuore della Sardegna? Eppure, per chi ha un minimo di conoscenza della storia e dell'archeologia, la cosa non appare così strana. Da queste parti la presenza dell'uomo risale addirittura al Neolitico Antico (6000-4500 a.C.), quando piccoli nuclei di cacciatori lasciarono tracce nelle cavità naturali del territorio, come attestano i reperti di Sa Spilunca Manna e della Grotta Leòri. Poi, all'inizio dell'Età dei Metalli (3700-2400 a.C.), divenuti agricoltori, pastori e allevatori, gli abitanti della zona si fecero stanziali. E, ben prima della civiltà nuragica, diedero avvio a un'arte scultorea di altissimo livello, un'esperienza figurativa per l'epoca assolutamente eccezionale, con la quale celebravano il culto degli eroi e delle divinità: i menhir e le statue menhir, monoliti di varie dimensioni, finemente lavorati e scolpiti in forme antropomorfe.
L'emozionante Menhir Museum - Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna, ospitato a Làconi negli spazi di Palazzo Aymerich, è il luogo ideale per restituire la “dimensione”, simbolica e reale, di un fenomeno per molti versi enigmatico (uso e significato dei monoliti sono infatti incerti). Il percorso museale si articola in 11 sale distribuite tra il piano terra e il secondo piano del Palazzo: dieci sale sono dedicate ai menhir e alla grande statuaria antropomorfa preistorica della Sardegna centro-meridionale (areali del Sarcidano, Grighine e Mandrolisai), l'undicesima, la “galleria” affacciata sulla grande corte interna, ospita invece reperti di cultura materiale rinvenuti in contesti funerari megalitici sarcidanesi: vasi, olle, punte di lancia, lame in selce, frammenti di macina.
La scoperta delle statue menhir di Làconi ebbe inizio nel 1969, quando in localita Genna Arréle a nord ovest di Làconi fu trovata la prima statua menhir, isolata sul ciglio di una strada sterrata, al margine di un terreno incolto. Da allora i ritrovamenti si sono moltiplicati, in località come Genna Arréle, Perda Iddocca, Masone 'e Perdu, Piscina 'e Sali, Bau Carradore, Nuraxi Arrùbiu. I menhir esposti nel Menhir Museum appartengono a diverse tipologie e possono essere ricondotti a tre classi di riferimento: menhir protoantropomorfi, a faccia ogivale ma privi di raffigurazioni; menhir antropomorfi assessuati, che invece propongono elementi caratteristici del viso, quali naso e occhi; e infine statue-menhir vere e proprie, chiara evoluzione dei menhir antropomorfi asessuati, più ricche di dettagli e di simboli che consentono anche la distinzione tra i sessi.
Le statue menhir maschili sono ritenute il primo tentativo compiuto di rappresentare l'uomo: presentano nella parte superiore i caratteri del viso, con lunghe sopracciglia arcuate e naso pronunciato, mentre in basso è presente un pugnale, segno distintivo del potere, raffigurato in posizione orizzontale, come fosse tenuto alla cintura. Le statue menhir femminili, invece, meno numerose e di dimensioni più piccole rispetto alle maschili, hanno accennati due seni sotto i quali un basso rilievo raffigura la cornice di una porta, forse la porta della vita, elemento che ricondurrebbe dunque alla Grande Madre mediterranea, divinità alla quale si attribuiva la capacità di dare la vita.
Tra i monoliti visibili, i 46 pezzi laconesi, scolpiti nella trachite locale (cavata per esempio in località Mind'e Putzu, dove è stata individuata una cava preistorica), si distinguono per le singolari volumetrie e le espressioni iconografiche. Gli altri esemplari provengono invece dai territori di Samugheo, Allai e Villa S. Antonio e si segnalano per la simbologia iconografica assai diversa da quella dei menhir dell'area sarcidanese.
Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringraziano Sardegna Turismo, Menhir Museum e Comune.
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