L’inverno sta arrivando. Il sole tramonta prima e scalda sempre meno. Il clima freddo si contrappone al tepore di una calda cucina. Uno dei piaceri di questa stagione infatti è degustare qualcosa di speciale che scaldi il fisico ma anche il cuore.
 
borghi Bandiera arancione si contraddistinguono per le numerose produzioni enogastronomiche tipiche e per le tradizioni culinarie. Sono infatti borghi da vivere e da gustare, perfetti per una gita fuori porta o per un weekend! 

Ecco una selezione di borghi Bandiera arancione dove poter trascorrere una giornata in famiglia alla scoperta delle ricette tipiche locali da gustare in una cornice caratteristica e accogliente. Dagli antipasti ai primi, passando per i piatti unici e concludendo con i dessert.

Agliè (TO)
Situato nel Canavese, è un antico borgo medievale. Attrattore principale della località è senza dubbio il castello ducale, ma la località offre diversi scorci incantevoli.  

Non si può parlare delle ricette tipiche di un borgo del Piemonte senza citare la bagna cauda. Questa è la tipica specialità gastronomica che caratterizza le Langhe, il Roero, il Monferrato, le aree meridionali della città metropolitana di Torino e le province di Cuneo, Alessandria e Asti. Più che un piatto (tipico del periodo invernale), è un rito conviviale che prevede la condivisione del cibo in forma collettiva da parte dei commensali, che lo attingono tutti insieme da un unico recipiente. La preparazione è a base di aglio, olio extravergine d'oliva ed acciughe dissalate, il tutto ridotto a salsa mediante una paziente cottura. La pietanza viene servita in tavola nel dian, tegame di cottura in terracotta, e mantenuto in temperatura mediante uno scaldino di coccio riempito di braci vive. Si consuma intingendo vari tipi di verdure di stagione solitamente divise tra crude e cotte: cardi, cipolle cotte al forno, peperoni crudi o abbrustoliti, foglie di cavolo crude, cavolfiore, topinambur, barbabietole, patate cotte a vapore, ravanelli, rape e tante altre.
La ricetta è tipica del basso Piemonte, in quanto nei secoli passati era assai facile procurarsi, in questa zona, l'ingrediente fondamentale, cioè l'acciuga salata. La bagna cauda venne a lungo rifiutata dalle classi più abbienti che la consideravano un cibo rozzo e inadatto ad una alimentazione raffinata, in particolare per la presenza dell'aglio. Per questo le notizie scritte su questo piatto sono piuttosto rare nei testi gastronomici piemontesi.
Un ristorante ad Agliè dove poter assaggiare le specialità è il Ristorante Scudo di Francia (a pochi passi dal castello dov'è stata girata Elisa di Rivombrosa, info).  Da provare anche i gustosi torcetti di Agliè, dolce tipico venduto nelle numerose panetterie del centro. Ulteriori informazioni sulla località qui.

Castellaro lagusello (frazione del Comune di Monzambano - MN)
Il piccolo borgo è compreso all’interno dell’antica cinta muraria a cui si accede tramite un’ampia porta dotata fino al Settecento di un ponte levatoio e si specchia su un suggestivo laghetto morenico a forma di cuore (il lagusello), oggi riserva naturale protetta.

In Lombardia, vicino al lago di Garda, la ricetta antichissima portata nella zona di Castellaro Lagusello e delle colline moreniche mantovane da emigranti tirolesi, è quella dei tipici capunsei: gnochetti lunghi impastati con pangrattato e grana e cotti nel brodo, simili a dei canederli per l'utilizzo della stessa materia prima.
Detti anche “gnocchi di pane”, dalla forma cilindrica affusolata, sono un tipico prodotto della tradizione contadina, molto sostanzioso, che può essere consumato in brodo o asciutto e condito con burro fuso o ragù. Dopo la seconda guerra mondiale, il capunsel ha cominciato ad essere servito anche nelle osterie e nei ristoranti. La sua affermazione definitiva l'ha avuta proprio quando la Regione Lombardia lo ha "nominato" prodotto protetto.
A seconda delle varie località delle colline mantovane, il capunsel viene cucinato con alcune varianti.
A Castellaro Lagusello potrete assaggiare le specialità presso l’Agriturismo il Filòs (info), da degustare anche i vini DOC tipici del territorio, tra cui il Garda DOC e il Garda Colli Mantovani DOC. Ulteriori informazioni sulla località qui.

Almenno San Bartolomeo (BG)
All’imbocco della Valle Imagna, poco distante da Bergamo e a un’ora da Milano, la località si sviluppa prevalentemente in pianura, tra prati e boschi, inserita all’interno del Parco del Romanico. Da non perdere la Rotonda di San Tomè, gioiello del romanico lombardo tuttora circondato da un ambiente agreste che ne esalta la preziosità delle forme. 

Per quanto riguarda le Valli Bergamasche, la tradizione casearia e degli insaccati parte da lontano e risale ai tempi dei Romani. I primi caseifici si sono sviluppati nel XIII secolo con latticini provenienti dalle zone dove era praticato l’alpeggio. Ad oggi sono ben nove i formaggi bergamaschi che hanno ottenuto ufficialmente la Denominazione d’Origine Protetta (DOP). Il Formai de Mut (Formaggio del Monte), lo Strachìtunt Valtaleggio, il Taleggio, il Gorgonzola, il Bitto, il Grana Padano, la Provolona val Padana, il Quartirolo lombardo e il Selva Cremasco. A questi se ne aggiungono tanti altri, tra cui segnaliamo i formaggi tipici tradizionali con marchio “Bergamo – città dei mille sapori”: Agrì della Valtorta, Branzi, Stracchino Bronzone, Formagelle della val di Scalve e val Seriana, Torta Orobica e Caprini della Bergamasca.
La tenacia e la dedizione degli allevatori e dei produttori di formaggi su alpeggi e pascoli tra i più belli delle Alpi lombardi, hanno permesso a questi prodotti di ricevere gli onori della gastronomia internazionale. 
A questa attività si somma l’allevamento e la lavorazione delle carni del maiale, che costituisce un prodotto gastronomico di primaria importanza. La zona, infatti, è nota per gli ottimi salumi e insaccati, considerati tra i più buoni, recano un contrassegno specifico: Salsiccia della Bergamasca, Pancetta della Bergamasca, Salame della Bergamasca, Lardo della Bergamasca, Cotechino della Bergamasca. Da accompagnare con gli ottimi vini ottenuti da vitigni autoctoni. Ulteriori informazioni sulla località qui.

Castelnuovo di Val di Cecina (PI)
Tra i folti boschi di castagno che ricoprono il paesaggio circostante, si staglia il borgo medievale di Castelnuovo di Val di Cecina, arroccato su una collina dalla curiosa forma di pigna, dove passeggiare tra strette e tortuose viuzze lastricate in pietra, porte medievali e improvvisi scorci sulla vallata. 

I due prodotti cardine della tradizione toscana durante il periodo a cavallo tra l’autunno e l’inverno sono sicuramente l’uva e le castagne. Da entrambi questi frutti della terra nascono due ricette semplici, tipiche e facili: la Schiacciata all’uva e le Frittelle di Neccio.
La regina dell’inverno è senza dubbio la Schiacciata all’uva, una ricetta povera ma dal gusto ricco, amatissima nella zona del Chianti.  Si prepara impastando farina, lievito, zucchero e olio. Si stende l’impasto in una sfoglia che viene adagiata in una teglia rettangolare unta d’olio e riempitela con chicchi d’uva nera.  Si cosparge il tutto di zucchero e olio e poi con l’impasto avanzato si crea un’altra sfoglia da stendere sopra il tutto. Si cuoce nel forno a 180°C per circa un’ora e poi è pronta da gustare. 
Un’idea originale e golosissima per utilizzare la farina di castagne invece sono le Frittelle di Neccio, direttamente dalla Garfagnana. Bastano farina di castagne, acqua, un pizzico di sale e un cucchiaio d’olio, per formare la pastella. Poi, friggete la pastella, un cucchiaio alla volta, finché non è ben dorata. Veloci e semplici, secondo la tradizione vanno gustate con la ricotta, ma sono buonissime anche cosparse di zucchero a velo, di nutella, di marmellata oppure di noci.
E’ possibile degustare questi prodotti presso tutti i fornai o le botteghe del borgo di Castelnuovo Val Di Cecina. Ulteriori informazioni sulla località qui.

Non resta che visitare questi borghi e scoprire le loro tradizioni culinarie!

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