Non passa giorno senza che Mathieu e Thierry pranzino con i loro genitori, Vale e Cisco. Non è scontato, quando mamma e papà gestiscono un rifugio a 1800 metri di quota, in mezzo alle Alpi e se la scuola è duecento metri più in basso. Vivere in montagna è anche questo. Si fa fatica, ma ne vale quasi sempre la pena, ancor di più se a circondarti sono distese di pini e larici e a vegliarti a ogni ora del giorno c’è il monte Rosa, imponente e quasi discreto, nascosto com’è dalle nuvole della sera e dalle nebbie del mattino.

Quella di Mathieu e Thierry, Vale e Cisco è solo una delle storie che aiutano a conoscere Gressoney Saint-Jean, borgo walser al culmine della Valle del Lys, una delle arterie della Valle d’Aosta che da Pont-Saint-Martin sale verso le nevi perenni del secondo massiccio più alto delle Alpi. Gressoney è anche un modello di accoglienza. Lo certifica la Bandiera Arancione Tci e lo hanno sperimentato i trekker di Cisalfa Sport durante la prima di quattro trail experience in un Italia che resiste al turismo di massa. Ecco come è andata.

Gressoney valle del Lys Bandiera Arancione
foto Andrea Schilirò

Le vette ancora imbiancate intorno a Gressoney hanno accolto il team Cisalfa-Tci in un weekend di tarda primavera, che sulle Alpi però ancora non vuole sbocciare. Dopo un warm-up al Cisalfa Store di Aosta la prima sosta gustosa e giustamente calorica è stata al ristorante Mont Néry, versione contemporanea di una antica locanda di cui si respira ancora l'autentica atmosfera walser, che caratterizza architettura rurale e tradizioni delle 15 borgate che compongono il comune montano.

gressoney valle del Lys Bandiera Arancione
foto Andrea Schilirò

Gressoney è una delle più preziose località delle Alpi occidentali. Lo è per la posizione, per l’offerta legata agli sport e alle attività invernali e per la storia e le tradizioni, legate alla popolazione alemanna dei Walser che ha lasciato segni nella cultura, nella lingua e nell’architettura.

Anche le attività artigianali richiamano antiche tradizioni transalpine, e il gruppo lo ha appreso dal vivo, visitando nella prima giornata del tour l'atelier d'Socka. Qui nel 2001 si è consolidata l’esperienza appassionata di Luciana Ferraris, che già da dieci anni prima aveva ripreso la lavorazione a mano delle tipiche pantofole valdostane. Oggi l’attività è cresciuta e l’artigianato tessile continua a vivere, anzi a fare addirittura “tendenza”, garantendo posti di lavoro. Non solo, perché nel laboratorio Socka si confeziona anche l'abito tradizionale di Gressoney con la veste rossa, il grembiule nero e la camicetta di lino con i pizzi e la pettorina, il copricapo e la cuffia ricamati in oro.

gressoney pantofole valdostane
foto Andrea Schilirò

L’artigianato artistico è solo una delle risorse di Gressoney, la cui economia da sempre ruota attorno alle attività dell'allevamento e dell' agricoltura. Per saperne di più, dopo aver ammirato il cuore storico del borgo, si è raggiunta con una dolce passeggiata di un paio di chilometri la frazione Stobene, per visitare l’azienda agricola dei fratelli Squinobal e scoprire come si produce e degusta la celebre Toma di Gressoney.

A spiegare la filiera di questa icona gastronomica locale è stato Jose, che in fattoria coltiva anche una passione per i campanacci, che una volta tolti dal collo delle sue mucche, diventano preziosi oggetti da collezione.

Scesi a valle all'ora del tramonto, ad accogliere i trekker per una notte di riposo prima dell’escursione del mattino è stato lo staff dello Sport Hotel Rudolf. Una grande casa di legno riprogettata per la vacanza attiva, all'insegna dello star bene, della natura e del relax, gestita da due professionisti dell’outdoor, maestri di sci ed ex-sciatori agonisti come moltissimi residenti, che possono anche vantare una partecipazione olimpica.

gressoney trekking
foto Andrea Schilirò

Sveglia mattiniera e una abbondante colazione hanno introdotto la seconda giornata e dato il via all'ultima tappa del mini-tour: "Tschemenoal". Si raggiunge questa frazione alpina percorrendo la caratteristica “passeggiata della Regina”, sentiero che Margherita di Savoia percorreva, partendo dalla sua dimora estiva, il Castello Savoia, ancora oggi visitabile.

Guadagnati 400 metri di dislivello sull’Alta via 1 si scopre il villaggio di Alpenzu Grande (1779 m.), un vero e proprio gioiello walser cresciuto attorno agli stadel, edifici rurali che poggiano su colonne a forma di fungo. Qui ritornano “in scena” Mathieu e Thierry e soprattutto Vale e Cisco, giovane coppia di Gressoney che gestisce dal 2022 il rifugio Alpenzu, realizzando il sogno di offrire ospitalità senza tradire le tradizioni locali e lo spirito autentico di montagne che ancora hanno molto da raccontare.

Se vuoi seguire i nostri di racconti, ci vediamo alla prossima tappa!

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foto Andrea Schilirò