Ognuno, nei borghi d'Italia, celebra a suo modo i propri eroi, spesso loro dedicando una statua. Nulla da stupirsi, dunque, se chi arriva a Frosolone s'imbatte nella statua di un artigiano impegnato, in piedi, a lavorare su un'incudine: il “monumento al coltellinaio”. Sì, perché questa è un po' la “Toledo italiana”, un paese dove da sempre si sono lavorati il ferro e l'acciaio, tramandando di padre in figlio i segreti dell’arte dei “ferri taglienti”, e dove la forgiatura ha raggiunto vette di perfezione tali che non appare azzardato paragonare le lame del luogo a quelle che hanno dato fama alla città spagnola.
Del resto, forse grazie ad artigiani veneziani che vi introdussero l'arte della forgiatura dell'acciaio, il Contado del Molise già nel Quattrocento era uno dei maggiori centri di produzione di armi del centro sud (si racconta che il condottiero Cola di Monforte, il conte di Campobasso che mise la sua abilità bellica al servizio di diverse corti europee, per i suoi mercenari pretendesse sempre spade e pugnali forgiati nella sua terra d'origine). Fu però agli inizi dell'800 che, con la fabbricazione di lame per uso domestico e non più bellico, che a Frosolone questa attività s'impose come preponderante nel paese, specie dopo che nel 1828 i fratelli Giustino e Luigi Fazioli vinsero la medaglia d'argento all'Esposizione Artigiana di Napoli, dando all'industria frosolonese fama in tutto il Regno delle Due Sicilie e anche altrove.
Così Frosolone s'impose come la “capitale” della coltelleria molisana, un'attività manifatturiera che nel corso del XIX secolo arrivò a impiegare centinaia di abitanti del paese e che ancora a metà del XX secolo vedeva la presenza di 80 botteghe artigiane, specializzate in particolare nella produzione di forbici di piccole o medie misure e di coltelli a serramanico. Qui sono stati prodotti e ancora si producono gli strumenti che ogni anno, in agosto, diventano protagonisti della Mostra mercato nazionale delle Forbici e dei Coltelli, una manifestazione che convoglia in paese nugoli di visitatori e di venditori, con le vie del centro storico invase da banchi di lavoro, botteghe artigiane, dimostrazioni all’aperto, nonché della Festa della Forgiatura, che fa rivivere davanti a tutti metodi di lavorazione artigianale che appartengono al passato ma che conservano intatto il loro fascino.
Tutto l'anno invece si può visitare in via Mazzini il “Museo dei Ferri Taglienti”, aperto nel 1997 (e rinnovato nel 2005) per tramandare la tecnica della forgiatura e della lavorazione artigianale delle forbici e dei coltelli. Vi sono esposti circa 400 oggetti di valore storico, provenienti da collezioni private o recuperati dai pronipoti di chi sul territorio lavorava forbici e coltelli cento e più anni fa, oltre a una serie di lame da taglio militari procurate dalle sovrintendenze ai beni artistici delle Marche e del Lazio. Nel museo, oltre alle bacheche in cui sono esposti gli oggetti, sono allestite anche due botteghe, una con strumenti d’epoca che mostrano i sistemi di lavorazione dell'acciaio di fine Ottocento, l'altra con macchinari di epoca moderna, che illustrano le tecniche della produzione in serie.
Non si pensi però che quella dei ferri taglienti a Frosolone sia un'arte ormai “da museo”. Al contrario, in paese è ben viva ancora oggi, grazie a diverse coltellerie che portano avanti l'antica attività di famiglia, con metodi e processi cautamente adeguati ai nostri tempi, continuando a produrre ogni tipo possibile di strumento a taglio, tradizionale e moderno, dai bisturi ai rasoi, dai coltelli da macellaio a quelli per i sub, dalle forbici da sarto a quelle da barbiere, e via dicendo. Così, mentre a Campobasso il glorioso artigianato dell'acciaio traforato pare essersi avviato a una crisi senza ritorno, Frosolone resta un brulicare di officine a conduzione familiare, dove si forgia, si arrota e si lima tenendo in vita un'arte dei “ferri taglienti” che resta tutto sommato florida, forse proprio grazie al fatto che in paese, nonostante la notevole dimensione raggiunta da alcune coltellerie locali, un'industrializzazione vera e propria non la si è vista mai.
Testo di Roberto Copello; per le foto si ringraziano il Comune, Skeejay/Wikipedia Commons (monumento), Giuseppe Piscitelli (artigiano).
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