Gavoi era un piccolo villaggio di pastori e di allevatori di cavalli, noto anche per la sua produzione di morsi, speroni e finimenti per cavalli, che venivano venduti in giro per la Sardegna da commercianti girovaghi, oltre che di canestri in fibre vegetali. Si è poi trasformato in un centro di villeggiatura estiva, ad appena mezzora di auto da Nuoro. Oggi è anche un borgo ad alta vocazione culturale, che ha saputo farsi conoscere al di fuori dell'isola. Merito della capacità di iniziativa di alcuni suoi residenti, ma anche della piacevolezza dell'abitato, assai caratteristico con le sue case di granito a vista, di tipo barbaricino, disposte ad anfiteatro su un pendio digradante verso una conca boscosa, a quasi 800 metri di altitudine. Molte di queste case hanno anche caratteristiche balconate lignee.
Gavoi, del resto, non è un borgo privo di storia: lo provano antichi documenti medievali, dai quali emerge che nel 1388 partecipò, con altri centri della Barbagia (fra cui il vicino e allora assai più importante Ollolai), alla firma del trattato di pace fra Eleonora d'Arborea e Giovanni I d'Aragona. L'abitato di Gavoi, così, presenta anche qualche edificio storico da vedere. Come la chiesa parrocchiale di San Gavino, fra le più importanti della Barbagia, alla quale si sale per un vicolo dalla via principale del paese: in forme tardogotiche del Cinquecento, ha una facciata con bel rosone gotico in trachite e portale con timpano ricurvo spezzato rinascimentale, mentre la torre campanaria ha tre ordini di archetti e finestre goticheggianti. L'interno, a una navata su archi ogivali, ha sui lati una serie di cappelle interconnesse, coperte con volte a crociera costolonate e gemmate, mentre il presbiterio ha volta stellare. Fra gli arredi interni, notevoli le decorazioni a intaglio del battistero ligneo poligonale, realizzato nel 1706 da Giovanni Maria Peddio, e del pulpito ligneo. Nella parte più alta di Gavoi c'è anche un'altra piccola chiesa, quella di Sant'Antioco, con una grande statua lignea settecentesca del santo e numerosi ex voto in oro e argento.
In paese, il museo Casa Porcu Satta, allestito in una bella casa padronale barbaricina di via Roma, raccoglie una bella collezione etnografica, che comprende abiti della tradizione gavoese, giocattoli di una volta, strumenti di antichi mestieri, lgioielli e amuleti in filigrana, strumenti musicali fra cui su tumbarinu, il tamburo che ritma il ballo e il carnevale di Gavoi.
Vale anche la pena scendendo a sud di Gavoi, lungo la tortuosa Statale 128, fino al giro del pittoresco lago artificiale di Gusana, dall'aspetto alpino, alimentato dal fiume Taloro e circondato da fitti lecceti. Le acque sono blu intenso d'inverno, mentre d'estate, a causa di alcune alghe, assumono un colore verde. La sponda orientale è la più pittoresca: quando il livello dell'acqua è basso, si possono intravvedere i resti di un ponte d'epoca romana rimasto sommerso conla costruzione del bacino. E nei dintorni meritano di essere citate le zone archeologiche del Colle San Michele e del nuraghe Logomache, oltre che nella valle del fiume Aratu quattro monumentali menhir detti Perdas Fittas, ovvero pietre fitte, risalenti a epoca pre nuragica (2000-1800 a.C.): i megaliti monolitici sono dislocati lungo il pendio a qualche decina di metri l'uno dall'altro, presso i resti di una tomba di gigante. Un altro menhir, detto Sa Perda Longa, un monolite di granito alto tre metri, è invece situato a breve distanza dalla chiesa campestre di Sa Itria.
Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringraziano Gavoi.com (in alto), Siesko (foto panoramica), Pira (lago).