Viaggiando succede. Non si presta attenzione per un attimo al navigatore e il ricalcolo diventa un'avventura. Una di quelle belle che portano dalle mille sfumature di colori caldi tipicamente autunnali a quelli freddi che viaggiano di pari passo con l'inverno. Una inaspettata euforia coglie raggiungendo i 2057 metri del Passo Fedaia, con il lago omonimo di fronte, e la Marmolada che ci si specchia completamente imbiancata. Il valico segna il confine tra il Trentino e il Veneto ed è solo un assaggio del territorio del comune di Rocca Pietore, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano dal 2018, quando, anche per sostenere il comune dopo la terribile tempesta Vaia, il Touring ha deciso di assegnare il riconoscimento.
Incantati dal bianco e dal blu dell'acqua scendiamo verso la frazione di Sottoguda. Una volpe attraversa tranquilla la strada per andare poi ad annusare tracce di chissà quale altro animale. Un tornante alla volta la neve lascia il passo ai colori più propri di questa stagione autunnale e anche il termometro della macchina risale. I vicoli tra i tabièi, ovvero i vecchi fienili in legno, sono silenziosi e intimi. Queste architetture tipiche della zona, oggi trasformate anche in abitazioni, sono una testimonianza della vita in montagna, della costante operosità che richiedeva e richiede ancora. “Andate a fare una passeggiata nella faggeta, io ci sono andata stamattina, come faccio tutte le mattine!”, la signora Dell'Antone ci invita a imitare il suo personale elisir di lunga e sana vita: una passeggiata in quella che viene considerata una tra le faggete più alte d'Europa. Impossibile non darle retta vista la sua grinta.
“Proprio la scorsa estate gli abitanti hanno realizzato un nuovo sentiero dedicato alla meditazione. Si prendono cura del tracciato e hanno installato dei cartelli con delle frasi che invitano alla riflessione e all'osservazione del paesaggio”. Anna Davare lavora al Consorzio turistico Marmolada Rocca Pietore (il sito del Consorzio è ricchissimo di informazioni su tutte le attività per ogni stagione) e ci fa strada nella prima salita rassicurandoci che questa passeggiata sarà davvero tale. In un attimo ci troviamo immersi nel bosco di faggi, con i raggi del sole che filtrano tra le foglie che sembrano cambiare colore sotto i nostri occhi. Inspirando lentamente si coglie il senso della libertà e si rientra in contatto con polmoni e muscoli. L'unico rumore quello del fiume Pettorina che scorre più a valle. Anna indica i lavori in corso ai Serrai. L'incredibile canyon lungo due chilometri e mezzo che collega Sottoguda a Malga Ciapela ha subito danni tali durante la tempesta Vaia che ancora oggi i camion portano via tonnellate di ghiaia e residui in un lavoro che sembra impari come lo sarebbe svuotare l'oceano con un secchiello. “Speriamo che in un paio di anni tutto torni come prima anche perché arrivare dalla Marmolada al paese sciando attraverso la gola è un'esperienza bellissima”, racconta Anna.
Racconta anche di quelle giornate che hanno stravolto le vite degli abitanti della zona e, per fortuna solo in parte, anche il territorio. “L'allerta meteo ha salvato gli abitanti di Rocca Pietore. Eravamo tutti al riparo quando è iniziata la tempesta. Siamo rimasti senza luce e anche i telefoni non funzionavano. Il rumore del vento era così intenso… poi, quando tutto si è calmato e siamo usciti nel cuore della notte il cielo era pieno di stelle”. Milioni di alberi furono abbattuti dal vento in quei giorni di fine ottobre del 2008. Ancora adesso è impossibile non notarli: “Vaia ci ha presi nel cuore del territorio, ma è in quel momento che abbiamo capito che bisognava cambiare la mentalità”, Severino Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, ha ancora un bel da fare per gestire le conseguenze di quell'emergenza con alberi e terreno da mettere in sicurezza.
La voglia di cominciare con un nuovo passo la si ritrova al ristorante Stua Sa Laste (sempre aperto, tel. 379.1444370) nella frazione di Laste che, in un contesto moderno, propone piatti della tradizione come i casonziei, ravioli ripieni con formaggi e erbe di montagna. “Quando ha chiuso l'ultimo bar del paese di Laste anche gli abitanti hanno perso un punto di riferimento, poi per fortuna ne hanno trovato un altro”, racconta il sindaco. Punto di riferimento che diventa imperdibile per le migliaia di appassionati di arrampicata e vie ferrate che si dirigono ogni anno al Sass de rocia come in una sorta di pellegrinaggio atletico. Sono più di cento le vie per salire sulla roccia e raggiungere il bivacco Pian delle Stelle, unanimemente riconosciuto come uno dei più scenografici delle Dolomiti. Noi intorno a quelle rocce dove c'è sempre qualcuno che sfida fatica e gravità per sentirsi un po' come l'Uomo ragno ci passeggiamo coi piedi ben piantati sui sentieri. Ancora una volta il sole autunnale rende particolarmente piacevole il camminare anche in salita, storditi dalla vista panoramica.
“Molti turisti, anche stranieri, vengono a Rocca Pietore per percorrere i sentieri della Grande Guerra”, racconta Anna. È impensabile che queste zone così concilianti e pacifiche siano state l'inferno in terra per migliaia di uomini. Il Museo della Grande Guerra a tremila metri, sulla Marmolada, è un punto di approdo essenziale per gli appassionati di storia, ma c'è un'altra storia, ben più recente, che ci ha incuriositi.
Ha appena finito il raccolto quotidiano Danilo Fersuoch. Con delicatezza ha colto i fiori di zafferano nel suo piccolo appezzamento di terreno inclinato. “Abbiamo cominciato tre anni fa a coltivare la spezia più preziosa proprio qui nel contesto più bello, le Dolomiti”, racconta Danilo e prosegue: “Ora siamo circa una cinquantina di produttori consorziati sotto il nome di Zafferano Dolomiti appunto (sulla loro pagina Facebook tutte le indicazioni per acquistare nelle botteghe della zona, ndr). L'idea era condivisa da tutti: incentivare il ritorno alla coltivazione anche in queste zone montane. Sembra incredibile ma le condizioni per lo zafferano sono ottimali”. E ottobre è il mese della raccolta. I piccoli campi recintati si trovano a 1100, 1300 metri e danno soddisfazioni. “Per ottenere pochi grammi di spezia bisogna raccogliere moltissimi fiori, ma ne vale la pena. Fortunatamente riusciamo a venderlo bene. Ma voi lo sapete come si fa un vero risotto con lo zafferano?”. Mentre spiega la ricetta il sole è sceso dietro le montagne, la temperatura è calata ed è ora di tornare. Siamo sicuri che quel risotto fatto con lo zafferano di Rocca Pietore ci farà tornare su queste montagne almeno col pensiero. E con i colori gialli dell'autunno ovviamente.
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Testo: Barbara Gallucci - Foto: Lorenzo De Simone