Affacciata su piazza S. Giorgio, nel quartiere della Loggia, la chiesa di S. Giorgio dei Genovesi fu innalzata nella seconda parte del XVI sec. per volere della comunità ligure presente a Palermo dove aveva ottenuto il monopolio bancario e le principali attività mercantili della Sicilia e del Regno di Napoli.
Impostatosi sulla precedente chiesa medievale di S. Luca, il complesso, di imponenti dimensioni, è caratterizzato da una facciata semplice a due ordini, tripartita da lesene, con coronamento di cornicioni decorati; opera dell’architetto Giorgio di Faccio e di Battista Carrabio che ne curò l decorazione scultorea.
La pianta a croce latina si presenta tripartita con cappelle laterali incassate nello spessore murario e inquadrate da preziose edicole. Ripartiscono la pianta della chiesa i pilastri composti da eleganti fasci di colonne marmoree. Sovrasta la costruzione, nello spazio del coro, all’incontro delle navate con il transetto, un tiburio ottagonale protezione della cupola sostenuta da pennacchi sferici.
Caratteristiche e di grande valore culturale sono le lapidi sepolcrali (XVI e XVII sec.) che ricoprono buona parte del pavimento e testimoniano l’interesse delle più ricche famiglie genovesi ad aggiudicarsi un posto “eterno” nella chiesa della Nazione. Ricordiamo: la sepoltura di Sofonisba Anguissola (1527-1625), allieva di Michelangelo e ritrattista di corte e quella di Nicolò Colombo, parente del più celebre Cristoforo, ligure di nascita, siciliano in morte.
Tra gli artisti principali si menzionano: Jacopo Palma il Giovane con il Martirio di San Giorgio, l’Annunciazione e il Battesimo di Gesù; Filippo Paladini e il San Luca che ritrae la Vergine; Luca Giordano con la Madonna del Rosario e Santi; Domenico Fiasella detto il Sarzana che immortala la Madonna Regina di Genova; Jacopo Chimenti da Empoli che dedica una tela al Martirio di San Vincenzo da Saragozza e Gerardo Astorino con l’Estasi di San Francesco. Di grande importanza è il Crocifisso ligneo su reliquiario (XVII sec.) e sotto l’altare la statua lapidea di Santa Rosalia opera di Giovanni Battista Ragusa.
Testimonianza dell'apertura cinquecentesa di Palermo al commercio e agli scambi, diverse opere, che un tempo arricchivano la chiesa, oggi sono custodite nei depositi della Soprintendenza ai Beni Culturali.