In attesa dei dati ufficiali Istat per capire come è andato il turismo in Italia nel 2023, ci sono “indizi” per un quadro provvisorio. L’andamento delle presenze totali tra gennaio e agosto, rispetto al 2022, registra un +4% ma con differenze sostanziali a seconda delle provenienze: i flussi stranieri segnano un +10%, quelli domestici un -2%. Il confronto poi con lo stesso periodo del 2019 evidenzia che non c’è stato ancora un recupero pieno delle presenze totali (-4%), soprattutto per il domestico (-6%) rispetto all’incoming (-3%).
La ripresa sul 2022, comunque, è meno confortante se letta in progressione mensile: +49% a gennaio 2023 su gennaio 2022, +31% a febbraio sullo stesso mese dell’anno prima, +20% a marzo, +14% ad aprile, +12% a maggio. Il dato è addirittura negativo per giugno (-1%) e soprattutto luglio (-13%) mentre torna a crescere in agosto (+2%). L’andamento del domestico si conferma peggiore nella parte iniziale della stagione estiva: -10% a maggio, -8% a giugno e -14% a luglio per poi tornare a salire ad agosto (+2%).
A questi dati si aggiungono alcune considerazioni qualitative di conferma provenienti dagli operatori: il buon andamento dei mercati incoming europei e il ritorno dei turisti statunitensi e la difficoltà del turismo domestico che nel 2023 è stato condizionato dall’incremento del costo della vita e dalla ripresa dell’outgoing nel post Covid.
Questa situazione, che dovrebbe riportare un sostanziale equilibrio tra domestico e incoming per il nostro turismo, ci permette di fare alcune valutazioni più puntuali, “mescolando le carte”, ovvero confrontando i Paesi stranieri e le regioni italiane come generatori di flussi. Mettendo queste due dimensioni sullo stesso piano, dunque, è possibile comprendere il peso relativo dei mercati incoming e domestici e il loro ruolo effettivo nell’alimentare oggi il turismo in Italia.
Primi 20 mercati di provenienza dei turisti in Italia (presenze, 2022)
Fonte: elaborazione Centro Studi TCI su dati Istat
Fonte: elaborazione Centro Studi TCI su dati Istat
Come evidente dai dati, la Germania, con circa 61 milioni di presenze, è il primo mercato di provenienza per importanza seguito dalla Lombardia (46 milioni) che vale da sola più della somma di presenze generate in Italia dai residenti nel Lazio e nel Veneto (rispettivamente al terzo e quarto posto). Il secondo mercato incoming in senso stretto – Usa con 15 milioni di presenze – corrisponde in termini di flussi (ma certamente non di spesa) a quello dei residenti in Piemonte mentre il terzo – la Francia con quasi 13 milioni – a quello generato dai toscani.
Ciò che emerge da questa rapida rassegna è che con la sola eccezione degli Usa, il nostro turismo si conferma prevalentemente di prossimità e dipendente perlopiù dalle regioni italiane centro-settentrionali e dai Paesi dall’Europa centrale.
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