Se la chiamano “piccola Bologna” un motivo c’è, e non solo per i due chilometri di portici che cadenzano il passeggio nel borgo fortificato e che in questa estate danno un po’ di riparo dal sole sulla bassa padana.
A Pieve di Cento, dal 2019 Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, non c’è il Danubio a scorrere alle porte della città, ma l’emiliano Reno, ridotto a poca cosa dalla siccità di questi mesi. Basta, però, una breve passeggiata nelle vie porticate del quadrante cittadino per contare luoghi di cultura degni di una “ville” mitteleuropea… dal Museo delle Storie di Pieve, al Museo della Musica, il Teatro Alice Zeppilli e il museo della Canapa, l’Archivio fotografico “Giovanni Melloni” e il Museo Magi '900.
A stupire, per dimensioni, qualità e fruibilità degli spazi, è soprattutto la Pinacoteca Biblioteca Le Scuole. L’enorme edificio scolastico, evacuato durante il sisma del 2012, dal settembre del 2021 è un polo culturale di oltre 4.000 mq diviso tra aree espositive, laboratori, un auditorium, una caffetteria e spazi verdi.
Come può una cittadina di settemila abitanti offrire tanto? “Qui il senso di appartenenza è molto forte, le persone guardano alla cosa pubblica tanto quanto al bene privato e tengono moltissimo al loro territorio”: Giorgia Govoni, pievese doc, è la responsabile di Teatri e Musei dell’Unione Reno Gallera. Attraversando con lei le sale del Museo della Musica, all’interno del Palazzo del Comune, si percepisce che il suo non è campanilismo (che pure c’è e vive il suo acme con i cugini di Cento, cresciuti al di là del Reno), ma consapevolezza di una cultura sedimentata, votata all’artigianato, alle arti e soprattutto alla musica: “La musica ha accompagnato la storia di questa comunità da secoli. Qui è cresciuta una tradizione artigiana dedicata alla costruzione di violini e chitarre. Le famiglie Gotti e Carletti tra il settecento e ottocento hanno alimentato il lavoro di molte botteghe da cui sono usciti strumenti suonati in tutto il mondo”.
Qualche pezzo di quell’età dorata della liuteria locale è anche in queste vetrine, esposte accanto a una collezione più recente di chitarre realizzate dal maestro liutaio faentino Luigi Mozzani. Bisogna venirci. Il museo, dopo il terremoto del 2012, è stato infatti riallestito nel foyer del Teatro Comunale, a sua volta incastonato tra le mura del Palazzo Comunale. Una rarità che attira non solo turisti e appassionati, ma anche novelli sposi, visto che in questo teatro all’italiana perfettamente conservato ci si può anche maritare.
“La nostra tradizione musicale è ancora viva – spiega Giorgia -. Perché quando negli anni Settanta rischiava di estinguersi, è stata fondata una Scuola di Artigianato Artistico. L’iniziativa è stata di un Centese – sottolinea –, ma l’associazione è da sempre sostenuta entrambe le amministrazioni: di Pieve, e di Cento”.
La musica unisce evidentemente, anche due paesi che da sempre si guardano di sbieco da ponte a ponte. Lasciamo il museo e il teatro comunale per raggiungere in cinque minuti Porta Ferrara. Basta varcare i muri spessissimi della trecentesca Porta Ferrara, salire qualche gradino, e le parole di Giorgia Govoni prendono forma nelle aule della sezione musicale della Scuola di Artigianato artistico del Centopievese.
Appesi alle pareti bozzetti di chitarre e violini, mentre sui banchi da falegname stazionano casse armoniche, fasce, zocchetti, fili… “Vogliamo aiutare a trasformare un’idea in uno strumento musicale di qualità: Giovanni Intelisano è il responsabile della sezione di liuteria. “Da noi arrivano musicisti appassionati, non necessariamente professionisti, che vogliono costruire il “loro” strumento, che sia un violino, una chitarra acustica o una chitarra elettrica. La Scuola di Artigianato è nata nel 79, la sezione di liuteria è stata attivata nel 1982. Erano anni in cui l’artigianalità della musica stava lasciando il posto a strumenti usciti dalle linee delle fabbriche. Noi abbiamo iniziato come studenti, dando i primi colpi di scalpello con l’ultimo liutaio di Pieve. Sono trascorsi quarant’anni e siamo ancora qui, anzi siamo cresciuti”.
C’è molta umiltà nelle parole di Intelisano e anche nei gesti, nella postura, del maestro liutaio Stefano Frassinetti. Baffo pronunciato e camicia hawaiana, Frassinetti esprime una reticenza solo alla formalità, perché nei fatti segue gli allievi dal 1990, in particolare sulla manifattura degli strumenti a pizzico come viole da gamba, chitarre e mandolini: “Ci sono molti passi da compiere per realizzare uno strumento, dal disegno si arriva a una dima, poi si realizzano il fondo e la cassa armonica, c’è l’incatenatura e il piano armonico e molto altro… un allievo che frequenta l’aula una o due volte a settimana impiega circa un anno a vedere il prodotto finito”.
“Non vogliamo per forza ‘professionalizzare’. Certo, da qui escono liutai che aprono botteghe e questo è un bene – spiega Intelisano –, ma accanto ai laboratori pratici ci interessa divulgare una cultura della liuteria, che riusciamo a diffondere con masterclass ed eventi sul territorio, anche grazie alle sovvenzioni dei Comuni e alle quote associative di circa sessanta allievi all’anno. Dalla nostra, e quando dico nostra, intendo una caratteristica tutta italiana, abbiamo la creatività e l’abilità manifatturiera, un patrimonio riconosciuto nel mondo e che non dobbiamo disperdere, anzi dobbiamo far crescere con le nuove generazioni”.
A Pieve evidentemente le parole diventano fatti. Qui una cittadinanza attenta e attiva ha spinto le amministrazioni, quella municipale, provinciale e regionale, a tradurre un evento tragico come può esserlo solo un terremoto, in un’enorme occasione di rilancio collettivo. E le nuove generazioni sono al centro di questo processo.
Lo dimostra la realizzazione della Casa della Musica, uno spazio polifunzionale utilizzato dagli studenti dell'istituto comprensivo di Pieve di Cento, oltre che dal Circolo Pievese di Musica Moderna.
L’opera è stata progettata dallo studio di Mario Cucinella ed è stata inaugurata il 29 maggio 2017 alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Domina il legno di rovere e da fuori il rimando è esplicito a una batteria di percussioni. Antico e rock… le due anime di Pieve e forse dell’Emilia Romagna.
All’interno le sale prova non hanno nulla da invidiare a uno studio di registrazione professionale, di quelli belli, acusticamente all’avanguardia e di solito esclusivi. Invece qui i ragazzi arrivano in bici, sfoderano strumenti amatoriali, agguantano i microfoni e imparano a suonare insieme.
Semplice, come semplice è la ricetta di un comune che non si è depresso con il terremoto, anzi, ha rilanciato. E ora cresce, nei numeri e nella attrattività. Basta andare in piazza Andrea Costa per accorgersene, piena di famiglie, ragazzi, amici, turisti, che si godono la serata dopo che il sole ha fatto fuoco e fiamme, mentre i ragazzi della Circolo Pievese suonano in piazza e se la godono, in un lieto fine che non era per niente scontato.
Testo: Fabrizio Milanesi - Foto: Giacomo Fè
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