Mostra "Marieda Di Stefano. L’officina segreta delle donne" Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Stefano Brambilla
In mostra si inizia quindi a conoscere, attraverso le sue opere, la figura di Marieda: il repertorio di piatti, vasi, animali più o meno bizzarri, soprattutto figure femminili ci raccontano il suo carattere e le sue ispirazioni. "Ci sono anche riferimenti alla tradizione incaica, di cui lei stessa è stata collezionista, che riconducono a quel segno primordiale che ritroviamo in molte sue opere" continua Fabi. In una stanza, andando fuori tema, non si può non segnalare l'archivio delle edizioni Pulcinoelefante, ospitato qui dal 2019: una serie di piccoli libretti contenenti aforismi, poesie e opere d'arte, prodotto della fantasia e del genio di Alberto Casiraghy.
Ma tornando a Marieda, è interessante soprattutto soffermarsi su due supporti video, in quanto preparatori della visita alla Casa Museo vera e propria: il primo, in una stanza dove ancora sono appesi i camici dei ceramisti, è una proiezione di fotografie d'epoca, che ritraggono l'artista insieme al marito Antonio Boschi (1896-1988) nei tanti viaggi in giro per il mondo (anche a caccia di nuovi nomi da collezionare); il secondo è una breve raccolta di interviste ai nipoti della coppia, che raccontano dinamiche e momenti di quotidianità vissuti nella palazzina di via Jan 15.
Mostra "Marieda Di Stefano. L’officina segreta delle donne" Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Stefano Brambilla
La visita prosegue quindi al secondo piano della palazzina, che ospita la straordinaria collezione dei coniugi. Gli arredi non sono originali, benché splendidi ed emblematici di quei decenni; quel che è originale è l'atmosfera che si respira entrando, quando si viene travolti dagli spazi luminosi e dall'incredibile quantità e qualità di opere disseminate nelle stanze. Diciamo "originale" perché la disposizione delle 300 opere - scelte tra le 2000 accumulate dai coniugi negli anni - richiama quella che Marieda e Antonio vollero per la loro casa: tele, sculture e oggetti sono posti gli unici vicini agli altri, senza soluzione di continuità, quasi affastellati. "Guarda: ti faccio vedere le fotografie scattate da Gabriele Basilico nel 1982, quando Antonio era ancora vivo" ci dice Fabi, aprendo la guida di Skira. "C'erano opere ovunque, le tele erano persino appoggiate l'una sull'altra alle pareti. Tutto era occupato dall'arte". I coniugi non solo compravano secondo le loro possibilità, ma erano anche amici e mecenati di molti artisti. E avevano ereditato le opere acquistate da Francesco, il papà di Marieda, a sua volta collezionista.
Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Alberto Lagomaggiore
I gladiatori di De Chirico. I "concetti spaziali" di Fontana. Nature morte di Morandi. Spazi metafisici di Sironi. Una splendida Annunciazione di Savinio, consacrata a simbolo della collezione. A differenza di altre raccolte, ci sono veri e propri "cluster" di un solo artista. Ma non è tanto (o soltanto) la singola opera ad attirare l'attenzione: è il loro insieme. "L'obiettivo della disposizione odierna" spiega Fabi "è proprio quello di far vivere al visitatore l'esperienza del collezionista. Non vogliamo essere un museo tradizionale: questa è un'immersione in una casa, così come è stata creata e vissuta". Nulla è lasciato al caso, dai pavimenti ai lampadari tutto trasuda armonia.
L’approfondimento su Marieda iniziato al piano terra prosegue tra l'altro in queste stanze, con alcuni pezzi in ceramica e porcellana della collezione conservati presso il MUDEC: tra questi spiccano i piatti giapponesi in porcellana dipinta, dorata e invetriata a forma di pesce da cui evidentemente l'artista trasse ispirazione per realizzare sei pesci in ceramica firmati "Andrea Da Robbio", un suo pseudonimo. "Sì, alcune opere della collezione sono oggi al MUDEC, altre al Museo del Novecento, altre al Castello Sforzesco" conferma Fabi. "La maggior parte però sono qui e nei depositi, da cui attingiamo per le mostre temporanee. Tutta la collezione è proprietà del Comune di Milano, donata da Antonio Boschi in due tranche, di cui l'ultima appena prima della morte".
Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Alberto Lagomaggiore
Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Alberto Lagomaggiore
Ci sarebbero quindi molti altri tesori da esporre. A questo scopo, allo studio è anche il recupero e l'utilizzo del terzo piano, talvolta utilizzato per altre mostre temporanee, che potrebbe invece essere reso spazio di esposizione permanente. Speriamo possa accadere presto. In ogni caso, una cosa è certa: i soci volontari del Touring Club Italiano continueranno a portare il loro contributo e ad accogliere - come se fossero a casa loro - in uno dei luoghi Aperti per Voi più emblematici del progetto. Come scrive Maria Fratelli, direttrice della Casa Museo, nella guida: "Che la casa museo sia sentita come propria dai cittadini lo dimostrano i volontari del Touring Club Italiano che da anni collaborano all'apertura del museo con la loro costante presenza a sostegno e rinforzo del presidio di sicurezza prestato dagli operatori museali. Sono loro ad accogliere il visitatore in museo, a introdurlo alle mostre della scuola e, quando ci sono attività in corso, a invitarlo a proseguire il percorso al terzo piano".
INFORMAZIONI
Casa Museo Boschi Di Stefano, via Giorgio Jan 15, Milano.
Apertura: da martedì a domenica, 10-17.30. Ultimo ingresso ore 17. Ingresso gratuito.
Mostra "Marieda Di Stefano. L’officina segreta delle donne", al piano terreno, fino al 13 marzo 2022; stessi orari.
Info: www.casamuseoboschidistefano.it; www.apertipervoi.it