Immerso nel verde della valle di Astino, circondato da viti, ulivi, alberi da frutto, erbe officinali il complesso della chiesa e del monastero del Santo Sepolcro negli anni è diventato un polo di musica, teatro e cultura. I monaci edificarono la chiesa, consacrata nel 1117, con pianta a croce “commissa”, navata unica e ampio transetto. Ampliata nel 1500 con la costruzione della Cappella del Santo Sepolcro, venne rimaneggiata diverse volte e impreziosita dalle opere di Cristoforo Baschenis il Vecchio e di Giovan Battista Guarinoni. Si arricchì, quindi, con l’edificazione di nuovi spazi: sagrestia, campanile, profondo presbiterio. Se nel '600 assistiamo a interventi architettonici e decorativi, da non dimenticare la coeva pala di San Giovanni Gualberto nel '700 si impone in gusto tardo barocco. Gli stucchi, gli affreschi e le opere di Giuseppe Brina, Bernardo Sanza, Antonio Cifrondi e Andrea Pelli offrono una nuova veste alla chiesa.
Soppresso l’Ordine per volere napoleonico (1797), dopo un iniziale periodo di abbandono venne ristrutturato e, nel 1832, adibito a manicomio ospitando circa 200 malati. Dal 1892 l'edificio divenne una vera e propria cascina fino al 1973 quando iniziò un nuovo degrado del complesso.
Nel 2007 fu acquistato dalla Congregazione della Misericordia Maggiore. Restaurato fu restituito al culto e alla fruizione. Da non perdere, nel refettorio è L'Ultima Cena di Alessandro Allori dai colori vividi e i dettagli ricchi di pathos.