Come raccontiamo il paesaggio e come ci raccontiamo nel paesaggio? E come è evoluta la percezione del “paesaggio italiano”? Le domande che stanno muovendo il lavoro di Pietro Agnoletto - dottorando del corso Urbeur – Studi Urbani presso l’Università degli Studi Bicocca di Milano, nonché storico del cinema e appassionato di “environmental cinema” - sono al centro di un progetto scientifico condiviso tra l’Università di Milano-Bicocca, lo IULM e Tor Vergata, sotto il coordinamento e la supervisione della professoressa Elena dell'Agnese.
Le unità di ricerca dei tre istituti guardano al paesaggio italiano dalla prospettiva delle città, delle campagne e delle coste, cercando di costruirne una tipologia e alimentando il portale Green Atlas – An environmental atlas of italian landscapes.
Agnoletto, sotto la guida del professor Lorenzo Bagnoli, ha trovato nell’Archivio Storico del Touring una miniera da cui ha estratto una serie di cartoline che documentano l’estetica del boom economico, di un Italia che si spediva immagini che oggi giudicheremmo innegabilmente brutte, ma che allora erano belle, iconiche di un Paese che stava dimenticando la guerra, lavorava in fabbrica e andava sempre di più in vacanza.
“Vogliamo capire come il paesaggio italiano è stato veicolato dai media dal secondo dopoguerra ad oggi. E per media intendo non solo cartoline, ma anche foto di fotografi professionisti, pellicole del cosiddetto “cinema d’impresa” e documentari. I materiali che troviamo stanno componendo un atlante digitale liberamente accessibile... uno strumento per viaggiare nel racconto del paesaggio italiano degli ultimi settant’anni”.
Milano, 1966
Guardando le cartoline scelte da Agnoletto la distanza con l’estetica attuale è siderale. Se nella Milano che sale la Madonnina scompare dietro finestre e cemento dei palazzi che affacciano su Corso di Porta Romana e Corso Italia, la costa adriatica è segnata dai 118 metri del Grattacielo di Cesenatico, “tirato su” nel 1958 tra entusiasmi e polemiche.
“Leggere l’atlante digitale che stiamo costruendo sarà illuminante per comprendere i cambiamenti della percezione del paesaggio in Italia. Tutte le opere documentate saranno geolocalizzate. Quindi cliccando su Taranto si vedranno immagini che veicolavano l’orgoglio per l’Ilva degli anni 70-80, ma anche i documentari di protesta prodotti dal 2000 in poi: da una narrativa ‘per il progresso” si è passati a una narrativa ‘contro il progresso’”.
Cesenatico, 1964
Il pensiero va immediatamente a Instagram, a centinaia di frame che scorrono sotto i nostri occhi ogni giorno. “Instagram ha acceso la mia curiosità, spingendomi ad andare a ritroso... semplicemente mi sono chiesto, ma prima di Instagram cosa usavano gli italiani per raccontarsi in vacanza? Così mi sono concentrato sui medium delle cartoline e anche su film amatoriali in super 8, di cui qualche archivio conserva preziose raccolte”.
“Ogni volta che un ricercatore accede in archivio per consultare del materiale si crea un’occasione di approfondimento e scoperta, un momento per leggere materiali già noti secondo nuove interpretazioni e chiavi di lettura, grazie allo scambio che si crea con i professionisti che incontriamo”: Ilaria Parma, archivista del Touring, introduce così la nuova “Storia dal Tci”, dedicato al lavoro di Agnoletto e al progetto accademico “Greenatlas”.
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Forcella Lavaredo, 1964
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