Se si deve indicare un luogo e un periodo per la nascita del mondo moderno, questi sono probabilmente Siviglia e la prima metà del ‘500: conquistadores e caravelle, tabacco e cacao, oro e argento, tutto veniva accolto, filtrato ed elaborato a Siviglia, porta delle Americhe. A distanza di cinque secoli, nella città si respirano ancora atmosfere di altri tempi ed è difficile immaginare nell’Europa occidentale qualcosa di più esotico di questa località andalusa.
Se l’enorme Cattedrale, i Reales Alcázares (residenza reale) e l’Archivio delle Indie hanno valso a Siviglia l’inserimento nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, il suo fascino si scopre nei luoghi più nascosti e nei suoi paradossi culturali, tra cui un palazzo reale in stile arabo fatto costruire da un monarca cristiano e un ex minareto musulmano come simbolo cittadino.
Siviglia è questo e molto di più. E così ci si emoziona davanti alla partecipazione con cui i sivigliani seguono le processioni devozionali, si resta incantati davanti ad angoli dell’abitato profondamente pittoreschi, ci si diverte trascorrendo la serata in bar che ricordano in un flashback quelli italiani degli anni ’50, si invidia una dimensione del vivere che non conosce frenesia e stress. Qui il tempo fluisce con una lentezza quasi mediorientale, ma la città non si tira indietro nelle sfide della modernità, collegandosi all'Europa dell'alta velocità e con un’Esposizione Universale ipertecnologica (1992) che ha proiettato l’immagine di Siviglia sul panorama internazionale.