La piccola basilica di Santa Maria de Lama, una delle più antiche di Salerno, prende il suo nome dai torrenti che ancora scorrono da nord a sud sotto il livello stradale. Il complesso che sorge nel Vicus Amalphitanorum e conserva le uniche testimonianze pittoriche longobarde in Salerno si articola in due spazi: la chiesa superiore a pianta basilicale e la cripta che probabilmente costituiva il nucleo originario dell’edificio.
La chiesa inferiore, fondata anche per volere della famiglia del principe Gisulfo (fine X sec./inizi XI sec.), presenta varie fasi costruttive. La prima fase è riferibile a un edificio romano preesistente alla chiesa stessa, di cui rimangono murature in opus reticulatum e listatum; la seconda (a cavallo dell’anno Mille) corrisponde al nucleo originario della cappella: a pianta quadrata con ingresso a sud e unica abside a pianta circolare. Più recentemente si assiste al restringimento dell’abside originaria e alla trasformazione radicale dell’edificio con la creazione, nel XIII sec., del corpo superiore.
Sono stati individuati due cicli di affreschi. Il primo (coevo alla fondazione) riporta una teoria di santi in posizione eretta dentro cornici di fasce bicolori, che decorava tutta la cappella. Rimangono un san Bartolomeo, una figura di santo non identificabile e, dietro il pilastro sul quale è rappresentato il diacono Lorenzo, tre figure affiancate: un santo ancora una volta non identificabile, S. Andrea e la Vergine con committente inginocchiato. Nel secondo ciclo pittorico, (probabilmente fine XII/inizio del XIII sec.) i santi sono racchiusi in cornici rettangolari; alcune figure sono a stento leggibili.
Se nell’abside semicircolare appare Santo Stefano in trono, il pilastro di raccordo tra le due absidi ospita San Lorenzo in piedi mentre lungo la parete nord si intravede una vergine molto danneggiata, contornata da angeli appena visibili. Sull’ultimo pilastro del muro sud notiamo la figura di un santo monaco imberbe che sembra indossare l’abito dei benedettini cistercensi e che nella mano sinistra regge una catena spezzata. Questa figura prima identificata come Santa Radegonda, più probabilmente è San Leonardo, protettore dei carcerati.
Dopo un lungo periodo di incuria, la chiesa è stata sottoposta a un’accurata opera di restauro, dagli anni Settanta fino al nuovo millennio, ed è stata scelta dal progetto Aperti per Voi per preservarne il ruolo di specchio della storia cittadina.