Per otto anni, dal 1919 al 1926, in una stanza di appena 12 metri quadrati, dalle parti di Lubjanskaja plošcad', visse Vladimir Majakovskij, il poeta e drammaturgo russo che più di ogni altro ha cantato la Rivoluzione d'Ottobre. Nella stessa stanza, questi si suicidò il 14 aprile 1930. Di grande effetto è l'idea che ha ispirato Evgenij Amansljur, l'artista che nel 1989 ha allestito il museo alla memoria del poliedrico Majakovskij (che pure era giornalista, attore e pittore) negli stessi ambienti in cui questi visse. La conoscenza della sua vita e delle sue opere avviene infatti parallelamente all'ascesa verso il “buco” dove egli amò, creò e soffrì. L'unico elemento rimasto della palazzina di allora è proprio la cameretta del poeta, alla sommità di una lunga rampa in ferro. Tutt'intorno si sviluppano i temi più cari alla sua arte, documentati con manoscritti, fotografie, dischi e film. La leggendaria giubba giallo-nera con la quale era solito passeggiare per le vie di San Pietroburgo, scandalizzando i benpensanti, racconta un altro aspetto della vita del geniale Majakovskij: quello di agitatore culturale, amico dei pittori Lentulov, Malevic e Kandinskij, così come di Eizenštejn, Pasternak e Tatlin, presenti con fotografie, fogli autografi e altri ricordi.