Questo luogo cantato dai miti, dai grandi Eschilo e Omero, ha una fama che va ben oltre i libri di storia ed epica. Le origini di una città così potente, politicamente e artisticamente (l'arte micenea si diffuse in tutto il Peloponneso), non potevano infatti che essere spiegate in chiave sacra.
Origini divine, contatti e traffici con Creta ed Egitto, mura ciclopiche e un palazzo che ha visto passare tanta leggenda, storia e tragedie (qui sarebbe stato assassinato Agamennone). Micene è questo e tanto altro, una città che crebbe in ricchezza e potenza, arrivando a capitanare la spedizione contro Troia. Nell'Orestea, Eschilo racconta l'assassinio del re miceneo, di ritorno da Troia, a opera della moglie Clitennestra e dell'amante. Vendette, maledizioni e un finale scritto dagli dei. Il mito ha il suo fascino e deve rimanere tale, ma sull'acropoli di Micene sono state trovate tracce di distruzioni che possono essere messe in rapporto con le pagine scritte da Eschilo, anche se per la storia la fine del regno è segnata dall'invasione che incendiò città e palazzo a fine XII secolo a.C.
Da allora Micene non fu che un piccolo insediamento controllato dalla vicina Argo e un sito archeologico di maestose rovine (protetto dall'Unesco), dove già agli inizi dell'Ottocento i viaggiatori si recavano in pellegrinaggio alla tomba di Agamennone, di Clitennestra e al tesoro di Atreo.