La curva a gomito con cui si lascia calle Mayor è anticamera delle più raccolte atmosfere di calle Sacramento, asse portante, con i suoi palazzi nobiliari, di un gomitolo di silenziose viette che invogliano alla scoperta. Il vicolo che si infila a sinistra all’altezza di plaza Cordon conduce nella plaza del Conde de Miranda, dove si incontra il convento de las Carboneras, del 1607: oltre che per il bel portale e per l’interno, fra i prototipi del barocco madrileno, il luogo si segnala per la vendita da parte delle monache di clausura, all’uscio marrone che rimane alla destra del portale, dei rinomati dolci di loro produzione, piccole frittelle, anelli all’anice o alle mandorle. In calle San Justo, prosecuzione di calle Sacramento, si eleva la chiesa di San Miguel, eretta nel 1745 dal piacentino Giacomo Bonavia che, fedele alla tradizione del barocco italiano, realizzò un edificio dalla facciata convessa, del tutto inconsueto tra i luoghi di culto di Madrid. Interessante anche l’interno a una sola navata con ricche cappelle laterali e cupola affrescata da Bartolomé Rusca nel 1745. Subito oltre, al termine di San Justo, è plaza de la Puerta Cerrada. Antica porta di accesso alla città, per secoli sempre ben chiusa (da cui il nome, cerrada) a protezione delle incursioni dalla campagna, poi demolita nel 1569, è oggi uno slargo arioso su cui convergono diverse altre vie, conosciute dagli amanti della buona tavola: a nord, chiusa al fondo da un arco che funge da accesso alla plaza Mayor, è la calle de Cuchilleros, dove al N. 17 è il Botín, che si vanta di essere il più antico ristorante al mondo.