Una città dai perenni lavori in corso. Distrutta nel XIII secolo da Manfredi perché colpevole di essere rimasta fedele alla Chiesa nella diatriba tra papato e impero, cadde ancora, trecento anni dopo, con il dominio degli spagnoli. Devastata dal sisma del 1703, subì un importante restyling urbano dopo l'Unità d'Italia, con la costruzione di portici e l'abbellimento dell'arredo pubblico, tra sculture, fontane e monumenti.
“L'Aquila si presenta oggi come una città medievale con architetture barocche”, così recitano i testi Touring che le attribuiscono splendide chiese e basiliche, palazzi nobiliari, bellissimi cortili e interessanti musei. La storia più recente ci dice un'altra verità e se le cronache del '700 ci raccontano a parole del terremoto (si stima abbia avuto una magnitudo di 6.7 gradi della Scala Richter), quello del 6 aprile 2009, di intensità leggermente inferiore (6.3 gradi), l'abbiamo “vissuto” in presa diretta e sono davanti agli occhi di tutti le immagini delle macerie e il dramma di un'intera cittadinanza.
C'era una volta “L'Aquila”, quella punteggiata di palazzi baroccheggianti, di molti edifici di valore, storico e culturale, di altri parte di quella memoria collettiva e individuale che faceva loro attribuire un significato al di là della loro bellezza o antichità, come la tristemente nota Casa dello Studente. Seri i danni, soprattutto nel centro storico: crollati il transetto della basilica di S. Maria di Collemaggio, una parte del transetto del Duomo, la cupola della chiesa delle Anime Sante, il campanile e l'abside della basilica di S. Bernardino, per citarne solo alcuni..
Oggi rimane il ricordo di grandi monumenti, la paura, ma anche tanta voglia di rimboccarsi le maniche e ricostruire, ancora una volta, questa bellissima città che ha saputo rialzarsi più e più volte nel corso della sua storia.