La prima tentazione, quando si arriva ad Amsterdam, è di salire su uno dei tanti battelli che solcano i canali. Attrazione turistica, certo, ma utilissima per un primo colpo d'occhio a quell'intreccio di ponti e strade d'acqua, di palazzi dalle facciate eleganti, colorate, incredibilmente strette e inclinate in cima, verso la strada, per facilitare il su e giù dei mobili durante i traslochi.
Città di 700mila abitanti, 550mila biciclette, 220mila alberi, 600mila bulbi di tulipani, 2500 case sull'acqua. Questa Venezia del nord è cresciuta grazie all'ostinazione dei suoi abitanti che hanno fermato il mare realizzando dighe e polder, poggiando su migliaia di palafitte un primo abitato che si è poi espanso fino a diventare la capitale d'Olanda. Amore e odio, l'acqua, per Amsterdam. L'acqua divenne infatti il principale alleato economico che fece del Seicento il Secolo d'Oro: tè, tabacco, caffè, diamanti, spezie e gomma che la Compagnia delle Indie caricava nei porti orientali. Ma questi furono anche gli anni dei pensatori Cartesio e Spinoza, del grande Rembrandt.
Il glorioso passato ha preso forma in tutto ciò che oggi colpisce e ammalia chiunque arrivi in questa città dal fascino dirompente, cosmopolita, vivace, che sa essere tranquilla e trasgressiva allo stesso tempo. L'arte è racchiusa in piccoli e grandi musei, i negozietti sono intriganti e unici, i mercati sono pittoreschi ma mai caotici, le biciclette sfrecciano nel traffico cittadino, i caffè sono scuriti dal tempo e dal fumo, ideali per sfidarsi a biliardo o semplicemente per sedersi a far passare qualche ora. Qua, il tempo non ha ritmi frenetici, e così anche i visitatori devono adattarsi, scoprendo la città lentamente.
Si scopre Amsterdam passeggiando senza fretta lungo i canali, sedendosi sulle panchine per osservare i battelli e aspettare il passaggio di quelle zattere musicali che portano jazz e allegria anche lungo le vie d'acqua più silenziose. Perché la musica è una seconda pelle per questa città.