"In San Maurizio è come se la storia milanese si fosse fermata al XVI sec. Nelle due sale che dividono la chiesa, una destinata al pubblico e l’altra alla clausura delle monache benedettine del Monastero Maggiore, la decorazione pittorica che copre integralmente l’articolata struttura architettonica permette di approfondire la storia della pittura, della società, della liturgia, della politica, della fede, della moda, del collezionismo di Milano nel XVI sec."
La facciata, realizzata (1574-1581) in pietra di Ornavasso, si presenta estremamente semplice con lesene sovrapposte nei tre ordini canonici: dorico, ionico e corinzio. Tra le lesene si impongono al secondo piano le finestre arcuate mentre il terzo è caratterizzato da un oculo circolare centrale.
Il prospetto rappresenta un “ossimoro architettonico” poiché contrasta con la ricchezza dell’interno; il dispiegarsi di 4.000 m² di affreschi è testimone di 70 anni di eccellente pittura sopravvissuta gli adattamenti, alle distruzioni belliche e all’umidità.
La pianta, a navata unica rettangolare, venne ripartita in due settori mediante l’erezione di un diaframma permanente. Con il voto a perpetua clausura delle monache benedettine (1447) una parte, anteriore, più piccola fu (4 campate) destinata al culto pubblico; lo spazio destinato alla clausura, posteriore, è di maggiori dimensioni (6 campate).
Sotto la volta a botte, finemente decorata con motivi fitomorfi in tinta oro, lavorarono maestranze di altissimo livello con l’intento di celebrare le famiglie aristocratiche. L’interno, negli anni ’20 del XVI sec., si presentava come un padiglione addobbato a festa. I colori sgargianti e luminosi che coprivano le pareti servivano a ostentare la ricchezza e il benessere delle famiglie.
Tra i più importanti artisti che lavorarono nel complesso si ricordano: Paolo Lomazzo, Bernardino Luini e figli, Callisto Piazza, Vincenzo Foppa, Simone Peterzano, Antonio Campi e altri.
Visitare San Maurizio vuol dire immergersi in un mondo al di là del tempo.
Si viene travolti dalle forme che Simone Peterzano delinea nel Ritorno del figliol prodigo e nel Cristo che caccia i mercanti dal tempio, affascinati dagli eleganti dettagli immortalati da Bernardino Luini nell’inframezzo murario, stupiti dalla grandezza del prezioso organo Antegnati (1554) trionfante sul grande coro ligneo cinquecentesco.
L’intero spazio è occupato da raffigurazioni di natura religiosa e si configura come un maestoso libro che, pagina dopo pagina, affresco dopo affresco, restituisce ai visitatori uno spaccato della vita aristocratica nella Milano del XVI sec.
La chiesa di San Maurizio, a seguito dei restauri, è diventata uno dei simboli della bellezza della città meneghina. Una targa ricorda la prima benefattrice:
Il Comune di Milano dedica riconoscente"