In Italia cinque turisti su dieci usano internet per organizzare e prenotare le proprie vacanze. Lo fanno perché è diretto, comodo e si pensa, ingenuamente, sia più conveniente che prenotare facendo una telefonata o affidandosi ad un'agenzia di viaggio. Vero ma non sempre. Prenotare sui più conosciuti portali che raggruppano hotel e pensioni limiterebbe la possibilità di trovare i prezzi migliori semplicemente perché prezzi migliori non ce ne possono essere per via di alcune clausole vessatorie che questi portali imporrebbero agli esercenti, con buona pace della concorrenza.
Così su segnalazione di Federalberghi, del Nucleo speciale di tutela mercati della Guardia di Finanza e di Aica Confindustria, l'Antitrust ha deciso di aprire un'istruttori per verificare se i portali online di prenotazioni alberghiera Booking.com e Expedia.com violino o meno la normativa vigente. Nel mirino sono finite le clausole che regolano il contratto tra le strutture e i portali: ogni albergo infatti deve versare non meno del 15% del prezzo della stanza al portale tramite cui sono state prenotate ed è vincolato a non offrire i medesimi servizi a prezzi minori di quelli segnalati sui portali in questione né su altri siti, né su altri canali. In pratica se un turista alle undici di sera bussa alla porta di un albergo e chiede una stanza l'albergatore non può vendergli la stessa a un prezzo inferiore di quello con cui avrebbe venduto la medesima stanza su Booking.com o Expedia.com. Le due agenzie, questa l'accusa, avrebbero messo in piedi un cartello che di fatto limiterebbe la concorrenza non rendendo possibile sconti se non attraverso di loro.
L'azione dell'antitrust italiana non è isolata: anche in Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti sono in corso verifiche simili. Booking.com ha sede legale ad Amsterdam e appartiene al gruppo Priceline che possiede anche altri brand di prenotazioni online, come Kayak, Agoda e Rentalcars. Mentre Expredia ha sede nello stato di Washington e nel 2012 ha fatturato ben 29 miliardi di euro grazie ai suoi servizi di mediazione. Dal canto loro, sia Booking.com che Expedia si dichiarano fiduciose nel lavoro dell'autorità Antitrust e si mostrano disponibili a collaborare. «La capacità di Expedia di offrire le migliori tariffe e disponibilità non è problematica dal punto di vista della concorrenza e, inoltre, deve essere considerata nello specifico contesto del mercato in cui viene applicata», sottolinea una nota di Expedia.
Diversa la questione per quanto riguarda Tripadvisor, il sito di recensioni turistiche più conosciuto al mondo e finito sotto la lente dell'Autorità garante per la concorrenza. L'istruttoria aperta dall'Antitrust parla di presunte pratiche commerciali scorrette ed è tesa a verificare «se la società adotti misure idonee a prevenire e limitare il rischio di pubblicazione di false recensioni, sia sotto il profilo informativo che relativamente alle procedure di registrazione». Avviata dopo numerose segnalazioni di consumatori, di proprietari di strutture turistiche e dell’Unione nazionale consumatori l'istruttoria dovrebbe così provare a chiarire il problema delle recensioni a pagamento e delle segnalazioni negative prezzolate dai concorrenti dei diversi esercizi. Una lotta che preoccupa anche Tripadvisor che della reputazione online ha fatto la sua cifra commerciale. Ma che soprattutto preoccupa i consumatori, che a questo punto non sanno più a chi credere. Forse alle vecchie, care, guide di viaggio che almeno ci mettono esplicitamente la faccia e non si nascondono sotto un nickname?
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