Tre musei con cui dare conto della storia e dell'identità locale. Così Sappada/Plodn prova a raccontare se stessa, in primo luogo ai suoi abitanti, e quindi pure ai tanti che, visitandola, sono rimasti incuriositi e incantati.
Il primo è il Museo etnografico “Giuseppe Fontana”, sorto nel 1972 su iniziativa dal maestro locale Giuseppe Fontana, e che documenta, attraverso la ricostruzione degli ambienti della casa tipica di Sappada, la storia del lavoro e della cultura della valle sappadina. Timoroso che il patrimonio culturale sappadino si disperdesse, il maestro Fontana aveva passato anni a raccogliere strumenti agricoli e d’uso quotidiano, con i quali nel 1972 aveva allestito un museo in borgata Bach. Alla sua morte, nel 1975, il museo gli fu intitolato e da allora le collezioni si sono allargate (comprendono anche una sezione geologica e paleontologica) e dal 2009 sono state trasferite nella nuova e più ampia sede di Cima Sappada. Oggi, così, il Museo etnografico “Giuseppe Fontana” fornisce un quadro esaustivo dell’ambiente naturale (rocce e fossili, animali del bosco e uccelli, fiori alpini ed essenze arboree) e della comunità che da un millennio abita la conca di Sappada. Una sezione è dedicata alle case sappadine, con le tipologie architettoniche della vallata, un'altra alla vita quotidiana di un tempo, con gli strumenti delle attività agro-pastorali e artigianali, un'altra ancora alla religiosità popolare. Chiudono il percorso museale le maschere del Carnevale sappadino (vosenòcht).
Per vedere ricostruiti gli ambienti delle case sappadine di una volta occorre invece spostarsi in borgata Cretta e visitare l'antica casa Puicher s’Kottlars, abitazione in legno di metà Ottocento che è stata adibita a Casa-Museo della Civiltà contadina.
Dotata di ben tre stufe e di una stalla-fienile sul retro, fa comprendere bene con i suoi ambienti come viveva una famiglia sappadina: la cucina (kuchl) annerita dal fumo, il salotto (kòschtibe) che come le stube tirolesi è rivestito in legno e ha una stufa in muratura (kòchlouvn) in un angolo, le camere da letto e il laboratorio per i lavori di falegnameria, il ballatoio esterno e il tetto coperto da scandole in larice. Accanto alla casa c'è poi un curatissimo orto dove sono coltivate le verdure che per secoli hanno alimentato generazioni di sappadini (patate, cavolo cappuccio, fave, piselli, rape, rafano, cipolle, aglio, carote, insalata, erbe officinali) oltre a cereali come orzo, segale, avena per i cavalli.
Il terzo e ultimo museo riguarda una pagina di storia più recente: è il Piccolo Museo della Grande Guerra, nato dalla passione di due collezionisti di cimeli bellici. In uno spazio espositivo ricavato da un ex macello comunale presso le Cascatelle del Mühlbach sono esposti reperti, divise, attrezzi e stufe da campo appartenuti a soldati italiani e austriaci durante la Prima Guerra Mondiale, che qui si fronteggiarono fra il 1915 e il 1917. Sappada si trovava vicina alla linea del fronte, ma non fu mai teatro di scontri importanti, quanto piuttosto di una logorante e durissima guerra di posizione, di cui sul territorio restano molte tracce: trincee, gallerie e fortificazioni. Proprio in territorio comunale nel 2015, per il centenario dell'entrata dell'Italia in guerra, presso le sorgenti del Piave in Val Sesis è stato inaugurato il monumento “Fiamma della pace” a memoria dei caduti delle guerre, il secondo in Italia dopo quello posto a Montecassino qualche anno fa.
Testo di Roberto Copello; foto sappadadolomiti.it (in alto), Tripadvisor (museo Fontana(, regioneveneto.musei.it (casa contadina), Flickr (museo della guerra).
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Articolo realizzato nell’ambito del progetto RESTA! –finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese-Avviso n.1/2018