“Quando fece costruire il suo Labirinto, che era una prigione, Minosse nutriva intenzioni cupe e crudeli; io ho immaginato un equivalente addolcito, che fosse anche un Giardino, dove la gente potesse passeggiare, smarrendosi di tanto in tanto, ma senza pericolo”. Editore, bibliofilo, collezionista. Franco Maria Ricci però è soprattutto un esteta, che nella sua tenuta di Fontanellato nel 2015 ha aperto al pubblico la sua ultima, fantastica realizzazione: il labirinto più grande del mondo. Lo ha voluto per seguire una passione che lo accompagna sin dall'infanzia (“Da bambino amavo i labirinti. Poi si sono sedimentati e, a un certo momento, sono tornati fuori”), ma anche per mantenere una promessa fatta qualche decennio fa a Jorge Luis Borges, il grande scrittore argentino che per Ricci diresse una collana editoriale, La biblioteca di Babele (“Ho discusso di labirinti tutta la vita, con Italo Calvino, con Roland Barthes, con Borges”, ha spiegato Ricci. “Lui ne era ossessionato, li citava continuamente nei suoi racconti, come nel Tema del traditore e dell’eroe, dal quale Bernardo Bertolucci trasse il suo La strategia del ragno. Borges rimase ospite a casa mia venti giorni, negli anni Ottanta, e fu allora che iniziai a pensare di costruire un labirinto vero”).

Il Labirinto della Masone (www.labirintodifrancomariaricci.it) è stato realizzato piantando in dodici anni su otto ettari di superficie ben 300mila bambù, piante alte fra i 30 centimetri e i 15 metri appartenenti a venti specie diverse. È un luogo un po' irreale ma sicuramente affascinante, pensato per perdersi e ritrovarsi, fra bivi e vicoli ciechi. Nel concepire il disegno del dedalo Ricci si è ispirato ai mosaici delle ville e delle terme romane, mentre il suo perimetro, in forma di stella otto punte, ricorda Palmanova, esempio perfetto di città fortificata rinascimentale.

Gli edifici del Labirinto della Masone invece sono stati progettati da Pier Carlo Bontempi, noto architetto parmense che si è ispirato ai lavori neoclassici di architetti del periodo della Rivoluzione Francese, come i francesi Boullée, Ledoux, Lequeu e l’italiano Antolini, autore di un visionario progetto del Foro Bonaparte a Milano, mai eseguito ma giunto sino a noi sotto forma di un volume di Bodoni. Tutti gli edifici sono realizzati in mattoni a mano, materiale da costruzione tipico del territorio padano.

Il labirinto però non è fine a se stesso ma fa parte di un progetto culturale che comprende un atelier con la sede della casa editrice Franco Maria Ricci, una biblioteca con 15mila volumi d'arte, un museo con 500 pitture e scritture provenienti dalla ricca ed eclettica collezione di Ricci, disposta su cinquemila metri quadrati, con 500 opere che vanno dal XVI al XX secolo. Sono presenti tele di manieristi come Carracci e Cambiaso, una curiosa serie di Vanitas (nature morte con teschio, che vogliono ammonire sulla precarietà dell'esistenza), sino a opere più recenti di Wildt, Ligabue, Savinio.

Il Labirinto della Masone insomma è un parco culturale vero e proprio, che infatti prevede un fitto calendario di mostre, eventi e concerti. Completano la sua offerta turistica due lussuose suite, un bistrò caffetteria e un ristorante affidati alla mano dei fratelli Spigaroli dell’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense, notissimo “regno del gusto” ricavato in una corte-castello di origini medievali (era sorta lungo le rive del Po per intascare i pedaggi di chi passava) e che oggi comprende le camere di un lussuoso relais, un ristorante stellato Michelin e il favoloso “caveau dei culatelli”, un'enorme cantina per la stagionatura di culatelli alcuni dei quali vi restano addirittura 37 mesi. 

Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringrazia labirintodifrancomariaricci.it e Castelli del Ducato.

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