A cura di Anna Maria Fedeli e Alberto Bacchetta, "Lux in arena - Le lucerne e il mondo dei gladiatori" racconta infatti come si produceva luce nel mondo romano e svela molti aspetti interessanti su questo tema poco affrontato. Se infatti la maggior parte di noi ha presente come sono fatte le lucerne, in pochi sappiamo come funzionano, come e dove venivano fabbricate, perché vi si apponevano sopra marchi o disegni, in quali contesti venivano utilizzate. Ci si ritrova presto a immaginare le stanze di una casa con decine di lucerne appoggiate sui tavoli, sospese tramite catenelle, collocate nelle nicchie... o ancor meglio, gli anfiteatri come quello di Milano rischiarati la notte dalla luce di centinaia o forse migliaia di lucerne. Davvero uno spettacolo.
Una vetrina della mostra "Lux in arena" - Antiquarium Alda Levi, Milano - foto Stefano Brambilla
Accanto agli esaurienti pannelli, in tre vetrine all'ingresso del museo sono mostrate numerose lucerne legate al mondo dell'anfiteatro. Tra i tanti decori e disegni con cui venivano ornate, infatti, quelli che traevano ispirazione dalle lotte negli anfiteatri sono ben rappresentati: manufatti che presentano scene di combattimenti tra gladiatori, cacce ad animali selvatici, rappresentazioni di supplizi capitali. Il sangue scorreva sempre copioso dentro alle arene, si sa, facendo divertire ed esultare i nostri antenati; e perché non portare a casa o celebrare una vittoria con una lucerna-ricordo?
Le prime due vetrine raccolgono le lucerne della collezione archeologica creata da Giulio Sambon, acquistata dallo Stato nel 1911; la terza le lucerne recuperate proprio nell'anfiteatro di Milano, trovate sul fondo di una fognatura e negli strati di abbandono della struttura. Alcune sono davvero molto belle: nella prima vetrina, la lucerna 7 vede il combattimento inserito in una cornice naturalistica, mentra la 9 presenta un elefante che schiaccia un gladiatore; nella seconda sono presentate molte delle classi gladiatorie, come il reziario, che prendeva nome dalla rete che lanciava sull'avversario per imbrigliarlo e poi finirlo con il tridente (lucerne 11, 12, 13). Nella terza, alcune lucerne (1, 8) mostrano dettagli che conducono a una produzione tunisina - il mondo della tarda romanità andava ben oltre i confini della penisola.
Una lucerna della Collezione Zambon, con un gladiatore senza elmo appoggiato a un pilastro, segno d'onore e trionfo - Antiquarium Alda Levi, Milano - foto Stefano Brambilla
Una lucerna di produzione tunisina ritrovata nell'Anfiteatro milanese - Antiquarium Alda Levi, Milano - foto Stefano Brambilla
Una volta visitata la mostra, si procede nella sala principale del museo, dove sono raccolti vari oggetti, e poi nella seconda sala, dove un video racconta la grande e sconosciuta storia dell'Anfiteatro dell'antica Mediolanum. Qui, accanto alla stele funeraria del gladiatore Urbico, è posta una nuova vetrina che racconta di una scoperta effettuata durante gli scavi archeologici dell'anfiteatro: si tratta di molti vasi del IV e III secolo a.C., quando la città era il principale centro dei Celti Insubri. L'ipotesi fatta dagli archeologi è che qui esistesse un luogo di culto celtico, forse un santuario, e che il vasellame fosse il resto di atti di devozione. Tra i tanti bacili, olle, coperchi, vasi piriformi destinati a contenere liquidi, un bicchiere mostra un'iscrizione in alfabeto leponzio leggibile come PLIOS: probabilmente il nome del suo proprietario.
La stele del gladiatore Urbico e la vetrina con il deposito celtico - Antiquarium Alda Levi, Milano - foto Stefano Brambilla
La nuova vetrina con il deposito celtico trovato nell'Anfiteatro; nella lente si legge il nome Plios - Antiquarium Alda Levi, Milano - foto Stefano Brambilla
Via De Amicis 17, Milano
Mostra fino al 23 dicembre 2023
Ingresso gratuito; da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 15.00, ultimo ingresso ore 14.30. Chiuso il lunedì, la domenica e i giorni festivi.
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