Una benedizione e, allo stesso tempo, una condanna per gli archeologi è la coltre di sabbia e terra che ha nascosto per secoli Gerasa, conosciuta come “Antiochia sul fiume d'Oro”. L'insabbiamento l'ha protetta dal passare del tempo, dagli agenti atmosferici e dagli sciacalli sempre pronti a depredare, ma ha anche reso gli scavi un lavoro immane. L'area archeologica portata alla luce è infatti solo una minima parte di quella complessiva, ma la ricchezza del sito, l'eleganza dei templi e dei teatri, la bellezza della Piazza ovale e i colori delle pietre rendono Jarash una meta da non perdere.
Fondata tra il IV e il III secolo a.C., ma già occupata durante il Neolitico e l'età del Bronzo, la sua storia millenaria è stata favorita dalla splendida posizione geografica, a ridosso della fertile regione di Gilead, una delle poche del Paese non mangiate dal deserto. La sua fortuna e le ricchezze, oltre che dall'abbondanza di acqua, arrivano dalle sue attività commerciali che hanno sempre attratto popoli dominanti. E quasi sempre le nuove presenze l'hanno ampliata, arricchita e resa più monumentale, facendone ora un centro cristiano, ora musulmano.
Oggi simbolo dello scambio di espressioni culturali e artistiche tra paesi, grazie al Festival che vi si svolge tra fine luglio e inizio agosto, Jarash si presenta magnifica al visitatore, con un profilo disegnato dalle numerosissime colonne che ancora si elevano dalla sua Piazza ovale, dai templi, dalle chiese e dal Cardo maximus, la via principale della città antica.