Splendida eccezione nel panorama delle città tedesche, dove la seconda guerra mondiale ha spesso spazzato via mille anni di storia o più, Goslar è stata protetta dalle distruzioni del conflitto grazie alla sua posizione alle pendici del massiccio dello Harz. Sembra quasi impossibile, in una nazione dove moltissimo è stato ricostruito dopo il 1945, entrare in musei, abitazioni ed edifici che usino ancora le case a graticcio vecchie di seicento anni.
Qua è difficile trattenersi dallo scattare fotografie, tra prospettive di facciate a graticcio, i monumenti e la fontana in bronzo (Marktbrunnen) sulla piazza del Mercato, da cui si vedono spuntare le due torri della Marktkirche. Una silhouette assolutamente unica quella di Goslar, con le guglie che svettano aguzze dalle sue 47 chiese, cappelle e monasteri, mentre, sotto i piedi, sembra un lusso quello di passeggiare sulle viuzze acciottolate del centro storico (Patrimonio dell’Unesco), con i blocchetti di pietra lisciati dal tempo che qui, a differenza di altre parti del Paese, non ha fatto danni e sembra quasi non volere scorrere.
È proprio questo il fascino di Gosler, fondata nel 922 e resa presto ricca dallo sfruttamento delle miniere del vicino Rammelsberg (Patrimonio dell’Unesco) ed è stata elevata al rango di capitale dell’Impero tra il 1024-1125. Imperdibile per gli amanti del medioevo, è anche la porta di accesso per gli appassionati di natura e di escursionismo diretti sullo Harz.